San Rocco e San Sebastiano. I Santi possono essere Influencer?

da | Storie

Un giorno fa San Rocco e San Sebastiano sono stati accompagnati dalla loro dimora, la pittoresca Chiesa dei Santi della Vigna, nella Chiesa Madre per la festa patronale di agosto.

Quest’anno, però, succede nuovamente che, per ovvie necessità di pubblica sicurezza, lo fanno in assoluto e surreale silenzio: non c’è la consueta folla di fedeli che li accompagna lungo il bianco pietroso serpentone di Salita Castello.

Il Covid, nemico invisibile e subdolo, è riuscito a mettere in difficoltà anche la fede e la tradizione, ma è questione di tempo: la memoria di Lauro è ben più forte e l’auspicio è che già da gennaio si possa rivivere i festeggiamenti in onore dei Santi Patroni nel segno della normalità.

San Rocco e San Sebastiano: sono loro i due protettori di Lauro.

Al Sud, sono tanti i paesi vocati alla loro immagine e forse San Sebastiano è tra i più ritratti nell’arte: sarà per la sua bellezza, per i lineamenti delicati, per la storia della sua vita.

L’ufficiale romano manifestò la sua cristianità a Diocleziano e l’imperatore ordinò di giustiziarlo;

le frecce non lo uccisero ed egli ritornò dal sovrano per dissuaderlo dalla sua spietata persecuzione dei Cristiani.

L’imperatore ebbe paura di lui e lo fece flagellare, picchiare, annegare e, certo questa volta della sua morte, gettare nella cloaca maxima.

I Cristiani che lui stesso aveva salvato riuscirono a seppellirlo nelle catacombe di Roma, che oggi portano il suo nome.

San Rocco, anche lui francese, guariva i malati di peste.

Quando arrivò a Roma durante il suo pellegrinaggio salvò la vita ad un cardinale che aveva contratto la malattia e sulla strada del ritorno a Montpellier contrasse lui stesso la peste, ma nessuno gli offrì aiuto.

Se ne andò allora nei boschi, dove riuscì a sopravvivere grazie a un cane, che rubava il pane in città e glielo portava.

Morì anche lui per mano di soldati romani, che lo catturarono, forse sul lago Maggiore o forse in Francia, e lo imprigionarono per cinque anni.

San Rocco morì di stenti e il suo corpo fu sepolto in una chiesa ancora oggi sconosciuta.

La storia di Lauro e dintorni è legata ai due Santi a doppio nodo: tanti eventi li trovano inconsapevoli protagonisti;

penso alla guerra dei Santi del 1964, alla celebrazione del 1653 con la quale San Sebastiano veniva dichiarato patrono della Terra di Lauro, all’Armata di San Sebastiano, ma anche alla vicenda dei “fascisti”, che poco ha a che spartire con l’argomento politico… ancora, il detto “Parìti Santo Rocco e o’ cane” detto a due che non si separano mai.

Avremo modo, certamente, di raccontarvi tutto nei minimi dettagli.

Ancora: circa cinque anni fa la Pro Loco, nell’applicazione di un progetto di rivalutazione territoriale, incarica due Writers, Federico Unia e Diego Zuodar per far rappresentare i Patroni in chiave moderna, perché quei due patroni “sono quanto mai moderni”.

Nasce così il graffito Laurock, ancora visibile in piazza Mercato.

I due Santi sono rappresentati in maniera assolutamente originale, con chiare simbologie che richiamano ad aspetti della moderna società (il compasso massonico di San Sebastiano e l’amstaff di San Rocco con il collare borchiato).

Magari troveremo l’occasione di spiegare per bene quest’opera di street art perché non si può esaurire il discorso in poche righe e non mi va di dilungarmi.

Sta di fatto che quell’evento non desta polemiche o disappunto, perché i due Santi/personaggi sono molto vicini alla popolazione Lauretana, quasi come se si trattasse di amici, di familiari e risultano estremamente attuali.

Rock, come li definiscono i due artisti lombardi, riferendosi alla definizione di “rock” in contrapposizione al “lento” pronunciata anni fa da Adriano Celentano in un suo show.

San Sebastiano, glabro, nudo, diventa nell’epoca moderna uno dei simboli della comunità lgbt, mentre San Rocco, il taumaturgo, guarda all’umanità che lo invoca per guarire da questa moderna peste che è il Covid.

Si: i nostri patroni sono degli influencer, ma a loro modo.

Sono in grado di radunare più comunità davanti a loro, sia per una processione che per la tradizionale “schiattiglia”; vengono contesi, rapiti, nascosti, ma mai oltraggiati, seppur in un dato contesto si sia parlato di “guerra”.

Sono influencer senza haters.

Poi c’è la tradizione della mortella.

“Larienzo” (Lorenzo Ferraro, nda) si è occupato della mortella fino a quando ha potuto, prima di lui, altri, poi il testimone è passato di mano e negli ultimi due anni (a causa del Covid) non viene più raccolta per ornare il tronco del martirio di San Sebastiano.

La mortella è una pianta, il bosso comune, che diventa cimelio alla fine delle celebrazioni patronali; i fedeli Lauretani ne raccolgono qualche ramoscello e lo conservano in casa, come la Palma benedetta nella Settimana Santa.

Ma quest’anno, come l’anno scorso, San Sebastiano è senza mortella: un’importante testimonianza di quest’epoca drammatica, che il mondo non dimenticherà.

E a Lauro, oltre alla memoria di una pandemia che ha colpito tutti, il ricordo andrà a Larienzo, a Salvatore, ad Adelaide, a Vincenzo, a Don Rocco Napolitano e a quanti negli anni hanno avuto a che fare con le due statue che, dall’alto dei loro troni, guardano benevole ad una comunità che non abbandonerà mai le tradizioni: torneremo ad affollare la salita Castello, in attesa che i nostri amati patroni ricevano i giusti onori quando sarà il momento di celebrarli senza alcuna costrizione.

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Autore del post: Clemente Scafuro

Appassionato di tradizione e innovazione. Ama la fotografia, i viaggi e il rock, é un aspirante giornalista e speaker radiofonico. Ha l'indole della pianificazione: tutto ciò che si decide di fare, deve essere accuratamente programmato. Ha vissuto diversi scenari lavorativi che lo hanno portato un po' in giro e da qualche anno ha deciso di investire tempo e risorse nell'amore per la sua terra.

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