Palazzo Pignatelli

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Palazzo Pignatelli deve il suo nome alla omonima famiglia, signori e feudatari di Lauro tra il 1542 e il 1632.

Palazzo Pignatelli

Venne denominato in questo modo quando tra le decorazioni affrescate sulle pareti delle sue stanze vennero scoperte le insegne della nobile famiglia.

La struttura già esisteva in epoca Orsini, infatti, la costruzione venne attribuita a Maria Sanseverino moglie di Enrico Orsini nella prima metà del XVI secolo.

Nei secoli successivi, il palazzo è stato sede del monastero delle suore della SS. Trinità che vi si trasferirono a seguito del sisma dell’anno 1694. Nel XIX secolo venne acquistato dallo Stato e nel 1900 per circa un cinquantennio fu sede scolastica.

Il palazzo è affiancato a Sud da una torre (forse parte della cinta muraria medioevale) con ordine di finestre ad arco, si affaccia su piazza Nobile.

L’ampio fornice d’ingresso immette in un arioso e panoramico cortile sullo sfondo del quale si staglia l’abbazia di Sant’Angelo.

Al lato sinistro del cortile, si apre un grande arco a sesto da cui parte una spaziosa e comoda scala che immette al piano superiore.

PARTICOLARI DI PALAZZO PIGNATELLI

Il pregio maggiore del Palazzo Pignatelli consiste nelle decorazioni a grottesche dipinte sulle pareti delle sale e della scala.

le grottesche

Un caratteristico genere decorativo parietale che nel linguaggio artistico è denominato “decorazione a grottesche”, che rimanda alle “grotte”.

Scopri di più sulle Grottesche

La sala più importante, al primo piano, con quattro pareti decorate costituisce la sintesi ornamentale e figurativa delle grottesche.

Ciascuna immagine grottesca cela un motivo di richiamo ai costumi degli uomini in eterno conflitto tra il bene e il male.

A queste immagini si attribuisce una funzione educativa dal carattere morale, con l’accusa dei peggior vizi e difetti simboleggiati in tanta mostruosità.

Un significato quindi allegorico che si lascia intuire nelle varie raffigurazioni di oggetti, di mostri e immagini umane.

Scopri di più sulle Grottesche

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Autore del post: Filomena Mazzocca

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