Il Venerdì Santo è il giorno della rappresentazione del dolore, della morte e della sepoltura di Cristo. Questo giorno rappresenta per tutta la popolazione di Lauro uno dei momenti più importanti.
Carico di emozioni dell’anno, che tutti grandi e piccoli, aspettano con impazienza.
La mattina ha inizio con le varie processioni dei “Biancovestiti” che si muovono dalle strade di Lauro e degli altri comuni del Vallo.
Si assiste. fin dalle prime ore dell’alba. a cortei di uomini e donne che portano in processione i simboli della Passione di Cristo.
Una croce di di legno con la raffigurazione dei simboli, un’altra croce con un drappo bianco e la scritta INRI.
Le donne con saio e velo marrone, gli uomini con saio e cappuccio bianco intonando insieme i “Canti della Via Crucis.
I Biancovestiti, nel loro peregrinare percorrono tutti i Santi Sepolcri dei Comuni di Pago del Vallo di Lauro, Taurano, Moschiano, Quindici e sue frazioni, e quelli delle frazioni di Lauro.
Ritrovandosi poi sul sagrato della Chiesa del Carmine, nella piazza centrale di Lauro, per l’ultima esibizione canora.
In ogni tappa del loro cammino i Biancovestiti, detti anche “cantori”, dispostisi in cerchio eseguono a gran voce il loro canto struggente, mentre la folla dei fedeli li segue con attenzione.
Mentre i cantori di Lauro eseguono il loro percorso abituale, tutte le altre processioni del Vallo di Lauro, ad esclusione di quella di Marzano e Domicella, convergono nella piazza di Lauro per l’ultima esibizione su un palco, sormontato da tre croci di legno, allestito per l’occasione; qui fino a qualche anno fa si svolgeva addirittura una “gara dei cori”, dove il Parroco di Lauro decretava il gruppo di cantori più bravo assegnando una targa come premio.
Ora, invece, la targa-ricordo viene data a tutte le processioni per l’impegno e la fede testimoniata in questa manifestazione folklorico-culturale.
Le origini di queste processioni, così come le rappresentazioni sacre di natura popolare, sono molto antiche.
Appartengono sicuramente alla cultura tardo-medievale del XIII secolo, quando i crociati, di ritorno dall’Oriente cominciarono a raccontare tutto quello che avevano visto e sentito sulla Vita di Gesù.
Già nel 1582, si ha la presenza a Lauro di una rappresentazione sacra, “La Schiodazione di Cristo”, di cui ci dona testimonianza Scipione II Pignatelli.
Il marchese di Lauro, in una lettera inviata al Cardinale Carafa, arcivescovo di Napoli, chiedeva l’autorizzazione necessaria per la celebrazione di questi riti penitenziali.
La sera del Venerdì, poi, viene organizzata la processione della statua del Cristo Morto, seguito dall’Addolorata, a cui partecipano anche i Biancovestiti ponendosi tra le due statue ed intonando ancora una volta i canti che accompagneranno Gesù nel Sepolcro.
Per testimoniare l’importanza delle processioni e dei canti eseguiti il giorno del Venerdì Santo, si ricorda il Venerdì Santo del 1971, in cui, in occasione delle rappresentazioni corali delle varie processioni che animano il Vallo proprio durante quel giorno, il Principe Don Pietro Lancellotti aprì, per la prima volta, al pubblico il castello.
Fu una manifestazione oltre che commovente anche molto particolare.
Le processioni, giunte nella piazza principale di Lauro, percorsero la salita di pietre bianche verso il castello, qui i cantori, circondati dal caratteristico scenario medievale, intonarono le suggestive note della Passione di Cristo.
La magia del luogo e i melodiosi canti suscitarono nei presenti un’indimenticabile emozione. Probabilmente è a Moschiano che questi canti hanno avuto origine.
Infatti, si ha testimonianza di una pratica eseguita alla fine del 1800, in cui quattro cantori eseguivano, la mattina del Venerdì Santo, dei canti sulla Passione di Cristo: “In tutti i venerdì di Quaresima si fa la Via Crucis con la spiegazione dei Misteri.
Nel venerdì della Settimana Maggiore per i cantoni del paese si fanno diverse prediche sul Cristo morto e sui dolori di Maria visitando processionalmente i Santi Sepolcri”.
I “Canti della Via Crucis” si sarebbero, così, diffusi da Moschiano verso tutti i paesi del Vallo, assumendo di luogo in luogo aspetti diversi, infatti sebbene il testo sia comune a tutti, ci sono delle differenze nella modalità di esecuzione e nella melodia.
Non è possibile, però, definire una data certa di diffusione dei canti nel Vallo di Lauro, in quanto non si trovano informazioni su questo tipo di manifestazioni nei documenti liturgici, infatti questi canti erano ritenuti dalla Chiesa disdicevoli, mentre più tollerante si mostrava il basso clero; date le testimonianze, però, si può supporre che si siano sviluppati a partire dalla fine del 1800 e possono essere accostati, per i loro richiami emotivi di intenso contenuto drammatico, ai lamenti funebri in uso nei rituali della morte di questo secolo.
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