I sogni da soli non bastano.
Umberto Nobile era uomo pratico, come ogni ingegnere, ma i sogni hanno bisogno di mezzi. Soprattutto se il sogno è un gigante di ferro, tela, benzina e manovratori esperti.
Negli anni venti, l’ingegnere è direttore delle costruzioni aeronautiche militari a Roma, è ambizioso e capace. Il suo primo successo ha un nome che predice una partenza: Zero, un dirigibile pensato per l’esplorazione dei mari. È un’opera che promette bene, stimola interessi.
Quelli, però, sono gli anni degli sconvolgimenti nazionali. Dissanguata da una guerra lunga e logorante, l’Italia è attraversata dalle tensioni politiche. È il 1922 quando tutto cambia, al potere arriva un uomo che accompagnerà Nobile durante la sua carriera, nel bene e nel male: Benito Mussolini.
Mussolini vuole costruire un’immagine gonfiata della nazione, la propaganda è uno strumento importante.
Ed è qui che gli interessi degli uomini si incontrano: cosa c’è di meglio di un’impresa mondiale nella quale gli italiani possono fregiarsi dell’onore di essere i primi, che solleciti i media mondiali sulla rinascita industriale di un paese in realtà ancora in macerie?
Nobile e Mussolini non sono però gli unici ad incontrarsi in questa impresa. L’ambizione accomuna molti uomini e di certo accompagna la vita di Roald Amundsen.
Il norvegese ha adocchiato l’ultimo punto geografico che gli manca per la gloria assoluta delle esplorazioni polari. Ma il Polo Nord è difficile, più arduo da conquistare dell’estremo sud. Il Polo Sud poggia su un continente, il più freddo che c’è, ma è con la terra che bisogna combattere. Al nord invece c’è solo mare, mare ghiacciato certo, ma comunque mare: tanti ci hanno provato, nessuno ha portato le prove.
Amundsen stesso viene da un tentativo con gli idrovolanti, da quel fallimento ha capito la giovinezza e fragilità del mezzo. È giunta l’ora di affidarsi al gigante.
Gli esploratori si accordano.
Non è solo un accordo tra uomini, è un accordo tra generazioni e metodi: la vecchia scuola di Amundsen, fatta di eroi del ghiaccio, di lunghe traversate, di corpi stremati, e la nuova idea di Nobile, quella della tecnologia e degli esperimenti.
Nasce così il Norge.
Un dirigibile solido e dal progetto innovativo, finanziato dalla Norvegia e dal miliardario americano Lincoln Ellsworth, novello esploratore.
L’equipaggio e il comandante saranno italiani e Mussolini è pronto alla finestra a rivendicare le prodezze della sua nazione.
È l’1.30 del 12 maggio 1926, l’umanità osserva per la prima volta il Polo Nord.
Lo fa da un mezzo pensato e costruito da Umberto Nobile, da una navicella con italiani, svedesi, norvegesi, americani.
È un successo planetario, la consacrazione che va oltre lo scienziato a arriva al mito.
Il governo italiano si prende la gloria di Nobile, lo promuove al grado di generale.
Sono tutti felici, tutti tranne Amundsen.
Un uomo come lui non può accettare di dividere il merito con altri, non lui, non l’uomo che ha sfidato la morte per le conquiste polari.
La figura dell’eroe immortale è offuscata da quella di uno straordinario ingegnere. Non glielo perdonerà, non perdonerà a Nobile quell’affronto, eppure…
Eppure i destini dei due sono destinati ad incrociarsi di nuovo, perchè chi sale fino al cielo, rischia di cadere da molto in alto.
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